Silvia Campagni
Se ne andò di casa un pomeriggio di maggio
Lasciando che il sole sbiadisse tutto
Quello che era stato
Portò con sé gli occhi neri di sua madre
Un orologio rotto
La promessa inutile di un indirizzo sbagliato
Poi in un bar lungo la strada
Un ragazzo le chiese della sua solitudine
Della sua testa rasata
Lei rispose: "Sono la vedova
Dei vent’anni mai passati
Le mie bottiglie sono vuote o sono chiuse
Ma la strada è fatta anche per questo
E se vuoi ti aspetto"
Si fermarono a dormire in una pensione
A due passi dal mare
Lui le offrì il suo corpo glabro e la
Canzone nella pubblicità di una
Gomma da masticare
Lei gli mostrò una stanza buia proprio
In fondo al suo cuore
"Vorrei invitarti a entrare", gli disse
"ma c’è troppa confusione"
Si lasciarono la mattina dopo a un
Incrocio senza niente da dirsi
Giusto un gesto del capo
Si lasciarono come tutte le
Cose destinate a dividersi
Come il mare e la terra
Come gli amanti di un’ora
Silvia, stai attenta, copriti meglio
Conserva l’amore per quando fa freddo
Qualcuno mi ha detto che vivi a Berlino
Che esci la sera che abiti sola
Io ti sogno ogni tanto
Che attraversi la strada
Ti giri e mi gridi "Fai presto"
Poi di colpo scompari