Piove

Riccardo Artuso

Nacque in stagione fredda
Senza avere fretta
Ripudiava il mondo ancora prima
Di attaccarsi alla mammella
L'uscita poi fu quella
In prospettiva e responsabilità
Si sentiva strano
Ora è sfocato tra le angosce
Veste nero pure in casa
In compagnia di bianche ombre
Non teme nulla non gli importa
Perché ogni volta passa oltre
Non tiene cuore poi per gli altri
Ma lo conserva con onore
Poi divenne mago
Passava i giorni su uno spiazzo
Il cemento poi fu casa
Confondendoci la mente
Ci stringevamo anche la mano
In fondo fu anche divertente
Ma col timore della casa
Allo scoccare del sette (ah)
Desiderava progressione libero arbitrio
Ma otteneva solo il nulla
Più grigio dell' ittrio
E avvolte il desiderio si confonde
Sabbia tra le onde
Ma placcate da finzioni corte quanto
Il filo del rasoio
Ove saltava in modo forte
Fece caso poi per caso
Che su quel filo c'eran orme
Respirava il cancro piano
Per tirare poi le somme
Sentirsi umano poi fu chiaro
Non rientrava tra le corde

Cercava in tutti i modi
Modi per scrutare il vero
Cercava l'ago nel pagliaio
Ma basandosi sul cielo
Sognava spazi tempo
Dando sguardo al nero
Immaginava poi galassie
Ma in palle di vetro
Fiumi scoscesi
Fecero fronte al vento ma
Controcorrente andante
Lui rispondeva ridendo ma
Poi si placava su conche
Ma a parte questo arriverà
Forse in ritardo
Ma puntuale i detriti lui lascerà
Da erosione che lascia
Ci si ricorda il percorso
Ma quanto è in piena lui passa
Pure se avviso è rosso
Ma ora terra si idratata
Le crepe persero posto
Il seme poi fu piantato
Radici diedero il morso
Il fusto poi si sfamava
Ma non temendo gravità
Pure se deboli foglie
Lui non temeva aridità
Pure se in vita stanziale
Comunicava in serietà
Non c'è fuoco esistente
Che ucciderà la vanità
Non c'è materia che possa
Dividersi in due metà
Non c'è spazio preciso
Che guiderà la vita ma
Lui prese redini e fogli
Descrivendo la sua realtà
Stette di m****
Non riuscendo nemmeno a descriverla
Ci fu poi guerra interiore
Che esplose con rapidità
Penso più volte sul colle
Di dormire e l'eternità
Astruso solipsista
Barcollante In pluri identità
Ma favellava in facondia e racconta nell'intimità

E da solo muore
Sui prati tra le more
Senza fare rumore
Decompose ogni carne in circa
Ventiquattro ore
Senza lasciare odore
Sdraiato sotto al sole
Sotto un salice piangente
Sai magari piove

Preconizzava pure a compagni minesonesti
Ancillava lode pure da bocche di disonesti
E si fece probobo
Perché si accorse di essere in corsa come loro
Ma non barava fingendosi
Parte del coro giù!
Tutto d'un tratto
Si trovò in cemento
All'altezza di caviglie
Conseguenza da sgambetto
Si rialzò colmo di delfia
Pure agli altri parve strano
Alzò la lana sopra il capo
Nascose meglio la sua mano
Cercava un senso
Da dare al tempo
Non stava attento ma contento
Se era spento
Il suo cervello ora a rilento
Da verde fumo denso
Si distraeva da ogni senso
Vivendo quel momento

Ma da solo muore
Sui prati tra le more
Senza fare rumore
Decompose ogni carne in circa
Ventiquattro ore
Senza lasciare odore
Sdraiato sotto al sole
Sotto un salice piangente
Sai magari piove
Muore
Da solo senza amore
In modo subitaneo
Pure il sole si nascose
Dietro nubi nere
Quanto pesce
Da cui lacrime di pioggia invece
Si scagliavano su chioma
Fui riparato poi per sempre
Fui riparato poi per sempre
(Sempre, sempre, sempre, sempre)
Magari piove

Curiosità sulla canzone Piove di Lowell

Chi ha composto la canzone “Piove” di di Lowell?
La canzone “Piove” di di Lowell è stata composta da Riccardo Artuso.

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